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VIAGGIO IN SCANDINAVIA

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a campagna non si sentiva ancora pronta a mostrarsi agli occhi dei viaggiatori, all'alba di quel giorno di luglio: mentre si rifaceva il trucco si era circondata di una bassa coltre di nebbia, che ne nascondeva il suolo ancora umido, ma lasciava filtrare i primi, lentissimi bagliori del giorno incombente, tra ombre confuse di alberi ed i colori sconosciuti del nordico orizzonte.

Il nostro viaggio aveva avuto inizio una ventina di ore prima, dopo aver sistemato un vagone di bagagli nel furgone noleggiato all'uopo, ed esser riusciti a trovare un po' di spazio anche per i sette passeggeri che componevano la spedizione.

Eravamo in due a guidare, cercando, poco saggiamente, di ridurre al minimo le soste, e la stanchezza affiorava ormai inevitabile.

Ma la fortuna degli irresponsabili viaggiatori non fumanti è avere a bordo un ospite che non può rinunciare, ogni tanto, ad una boccata di pura nicotina, obbligando così il guidatore a qualche sosta aggiuntiva; fortuna doppia, poi, per quello tra loro che ha l'insano tarlo del collezionismo di tappi.

Le piazzole autostradali restano ormai, in tutta Europa, uno dei pochi posti in cui ancora si riesce a trovare tappi abbandonati per terra, anche se, spesso, ridotti in condizioni disperate, e, ad ogni sosta, il sacchetto con i sudici reperti aumentava di volume.

La mania aveva irrimediabilmente contagiato anche gli altri due membri maschi della spedizione, che, armati di calamita estensibile, si tuffavano nella spasmodica ricerca, perlustrando in lungo e in largo ogni anfratto, incuranti della solita curiosità del mondo circostante e delle donne di famiglia colte da crisi di vergogna.

Ma il premio più ambito, arrivati a destinazione, fu il morbido abbraccio del letto che raccolse ciò che restava del nostro entusiasmo, e qualche meritata ora di riposo ci riportò in condizioni quasi normali.

Era la terza volta che tornavo in Danimarca, unendo l'utile (visita ai parenti di mia moglie) al dilettevole: a Randers, come nelle altre città del Paese, una incredibile quantità di tappi di birra e bevande varie ti strizzano l'occhio, abbandonati nell'erba che costeggia i marciapiedi, ansiosi di tornare a nuova vita negli archivi di un collezionista.

Evidentemente la birra più bevuta era la TUBORG GRÖN, ma molti erano anche i reperti della birreria locale, la THOR, ed era infatti il bellissimo, storico edificio di questa fabbrica la mia meta preferita: le mie precedenti visite erano state accolte con estrema cortesia, ed avevo raccolto moltissimi esemplari di una trentina di varietà, dalle birre alle acque minerali o bevande gassate, in un magazzino che ricordava molto la stanza del campionario di una fabbrica di tappi.

Avevo anche visitato il suo bellissimo museo, che esponeva dei meravigliosi pezzi unici d'epoca, tra i quali tappi antichi da brividi, che inutilmente cercai di farmi regalare.

Ma ecco, purtroppo, la prima delusione: nel 2004 la produzione di birra si era spostata in un impianto, suppongo più moderno, non più in pieno centro cittadino, ma in un luogo che non ebbi modo né tempo di individuare; in compenso mi recai, con grande eccitazione, in una microbirreria della provincia, RAASTED BRYGHUS, che imbottigliava le sue preziose ambrosie con un bel tappo mai visto in giro, trovandola, naturalmente, chiusa per una settimana di ferie…

In Danimarca, fino alla mia ultima visita, non era consentito produrre o vendere bevande in lattina, a tutto vantaggio delle bottiglie, ma anche questa lodevole disposizione era ormai decaduta, e sempre in maggior numero apparivano i famigerati barattoli, nei negozi e abbandonati, vuoti, lungo i marciapiedi.

Ci fermammo in Danimarca solo cinque giorni, per riprendere il viaggio verso il Nord: sempre più su, si andava in Svezia!

Per la prima volta mi immergevo negli splendidi, rilassanti paesaggi di laghi e laghetti ricamati in foreste di conifere e betulle, in un tripudio di profumi di muschio e resina, facendo ben attenzione a non investire qualche renna (?!?), ma soprattutto a non superare i rigidi limiti di velocità imposti al tranquillo traffico svedese.

Eravamo nel breve periodo in cui il rigore climatico lasciava il posto ad un piacevolissimo tepore che per un paio di mesi, o poco più, sottrae il Paese dalla morsa del freddo, ma guardandomi intorno pensavo alla bellezza che dovevano avere quei posti anche d'inverno, bianchi di neve e ghiaccio.

Le strade cittadine, qui, regalano assai meno tappi, anche, suppongo, per l'impossibilità di rifornirsi di bevande alcoliche nei supermercati, che vendono birre e sidro di gradazione non superiore a 3.5°, ma riuscii comunque a recuperare un discreto bottino chiedendo in bar ed alberghi.

Da turista ho potuto apprezzare il grande fascino di Stoccolma, bellissima capitale ricca di storici palazzi, affacciata su un intreccio di larghi canali che moderni traghetti e qualche nave vichinga si dividono con disinvoltura, per la gioia dei molti visitatori, in buona parte del Sol Levante.

Poi nuovamente in viaggio, verso la bella Goteborg, con una visita furtiva aspettando il traghetto che ci avrebbe portati a Kiel, quindi giù, in picchiata lungo le autostrade tedesche e austriache, con qualche nuova sosta nelle piazzole, fino al rientro in Italia.

Un raid indimenticabile, da consigliare con calore se in compagnia di amici affiatati, come nel mio caso, ma con un avvertimento: 5600 chilometri in 12 giorni sono davvero troppi!

La straordinarietà del viaggio e la bellezza dei posti meritano una grande disponibilità di tempo, per non tornare con il rimpianto di aver omesso importanti visite turistiche, o, peggio, di non aver avuto la possibilità di incrementare la conoscenza di nuovi birrifici…

Lorenzo


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