WORLDWIDE CROWNCAPS
Home Storie English

DADA

I

 

tempi erano quelli buoni, primi anni '70, ed imperava ancora il sano malvezzo di buttare per terra i tappi delle bevande consumate, così il nostro ritorno a Brescia dopo una vita aggiunse subito nuovi pezzi alla nostra collezione.

La provincia era ricchissima di piccoli produttori di bibite, ed ancor più numerose erano le cantine che producevano vino da pasto per trattorie e mense aziendali, ed è inutile dire che una bella passeggiata per le vie della città regalava sempre la gioia di qualche tappo nuovo.

Anche la presenza di tappi di provenienza estera, data la relativa vicinanza delle frontiere, ebbe un notevole incremento (specialmente quelli di birra, ma non solo), rispetto a quanto avveniva in Puglia.

Anche per la facilità con cui si ottenevano nuovi pezzi non si era mai neanche ipotizzato di visitare le aziende, ma si individuarono presto i luoghi dove era più proficuo passeggiare: giardini pubblici, viali alberati, o strade con molti bar o trattorie, posti, insomma, dove la lunga mano della pulizia comunale arrivava con meno efficacia.

Fu però per caso che scoprimmo “il deposito”, e devo a questo punto darne merito a chi, spesso, ci costringeva ad andare in giro anche contro la nostra volontà.

Dada era una affettuosissima, discreta e fedele amica, una barboncina nera che amava scegliere i posti che ispiravano di più i suoi momenti… di bisogno, e ci condusse, un giorno, in un luogo alquanto distante da casa: l'ampio parcheggio di un magazzino della dogana.

Durante la settimana vi parcheggiavano schiere di camion con le targhe dei paesi europei che avevano rapporti commerciali con la nostra città, ma di domenica il piazzale era vuoto, ed era lì che portavamo la nostra cagnolina nei giorni festivi.

I paesi dell'Est erano ancora nell'orbita dell'URSS, e la provenienza dei Tir era perlopiù tedesca, austriaca o del nordeuropea, ma, saltuariamente, ne capitava anche qualcuno da altri paesi; la sosta si protraeva per qualche giorno, e gli autisti consumavano i loro pasti frugali sul posto, accompagnandoli con bevande rigorosamente originarie del proprio paese.

Talvolta accadeva che qualcuno tra loro arrivasse troppo tardi, e, trovando chiusi gli uffici, soggiornasse nel piazzale per tutto il weekend, intralciando psicologicamente la nostra domenica di caccia: così iniziavamo il nostro rituale perlustrando a testa bassa le zone più lontane dagli ingombranti veicoli, per poi stringere il cerchio e frugare timidamente tra i rifiuti freschi degli autisti in soggiorno obbligato, che, da parte loro, avevano seguito i movimenti di quegli strani barboni con barboncino dapprima con curiosità, poi commentando ironicamente con i loro esteri idiomi. Ma, man mano che ci avvicinavamo, cresceva in loro il timore che potesse trattarsi di rapinatori, o di affamati in cerca del loro povero cibo (chissà da quanti giorni non mangiava, quel cane!): con la forchetta in una mano, ed il piatto di carta nell'altra si tenevano pronti ad afferrare il cric o una chiave inglese, non si può mai sapere….

Ma , alla fine, l'aspetto mite e gli scodinzolii di Dada li convincevano della nostra innocuità, e, intravedendo nelle nostre mani l'oggetto del nostro frugare, ricominciavano, tra commenti e risolini, a consumare il loro pasto.

Le lattine non erano ancora molto diffuse, grazie al cielo, così bottiglie e tappi rotolavano, alla fine, sul selciato vicino ai marciapiedi, tra barattoli di fagioli e contenitori delle più improponibili leccornie, aspettando solo che qualche “falco” si impossessasse delle preziose corone dentate durante l'ora d'aria di un cagnolino.

Credo che lei non abbia mai sospettato niente, ma, se oggi possiamo andare fieri di molti tappi turchi, polacchi ed ungheresi dell'epoca, è in gran parte merito suo, e quando ne riguardiamo qualcuno è inevitabile che il suo ricordo riaffiori dolce e scodinzolante.

Prima che Dada diventasse vecchia quei capannoni cambiarono destinazione, il luogo perse di colpo tutta la sua importanza “collezionistica”; in seguito, altrove, nuovi posti furono da noi battezzati “deposito”, ma non ebbero comunque più lo stesso fascino, senza di lei.

Per ironia della sorte scoppiò lo scandalo del vino al metanolo, che costrinse alla chiusura tutte quelle cantine la cui produzione non era giustificata dalla presenza di vigneti (…), ed anche per le strade cittadine il numero di ritrovamenti subì un drastico calo.

Fortunatamente, di lì a poco, il lavoro mi avrebbe portato in paesi esotici, dando così nuovo impulso alla nostra raccolta.

Lorenzo


HomeStorieEnglish